LA SANITA’ MIGLIORA, IL CONTESTO SOCIALE CROLLA

L'intervista con  Mariella Anselmi

Mariella Anselmi, medico veronese, da più di 40 anni lavora come volontaria del Vicariato Apostolico di Esmeraldas in Ecuador  con le popolazioni afro-ecuadoregne e indigene nella regione. La situazione sanitaria migliora, quella sociale  peggiora di anno in anno

 

 

  1. dott.ssa Mariella Anselmi, dove si trova in questo momento e a fare cosa?

Adesso sono a Esmeraldas città per preparare con l’equipe del Cecomet (Centro di epidemiologia comunitaria e medicina tropicale del Vicariato)   il lavoro da svolgere  nei prossimi mesi appoggiando i due distretti sanitari nel nord della provincia, ai confini con la Colombia, i distretti di Borbon e San Lorenzo.

  1. Cosa intende per dare appoggio?

Intendo  garantire la formazione delle equipes di salute del ministero che lavorano sul territorio e le visite comunitarie periodiche ai villaggi, soprattutto quelli più lontani per garantire il diritto alla salute con particolare attenzione ai gruppi più a rischio: bambini minori di 5 anni, donne in gravidanza, malati cronici, ipertesi e diabetici, persone con  tubercolosi… Il mio compito nel progetto è seguire queste equipe formate da medici e infermieri appena laureati, che stanno facendo l’anno di servizio rurale obbligatorio per l’iscrizione all’ordine e non hanno esperienza pratica sulla patología locale  né conoscono i metodi di lavoro con le comunità  e con i gruppi etnici presenti nella zona. Contemporaneamente aiutiamo i distretti ad affrontare problemi più specifici e poco conosciuti ma che hanno un impatto importante nella salute delle comunità ( per esempio infezioni da Strongyloides e Paragonimus). Il piano prevede la collaborazione attiva e volontaria di circa 80 promotori di salute che oltre ad operare nella loro comunità visitano periodicamente le comunità più lontane.

  1. Insomma, il lavoro non le manca! Parliamo di una sanità che si pratica in un contesto rurale e di foresta…

Certo, è l’ultima zona di foresta equatoriale rimasta sulla costa. Molte comunità si raggiungono solo via fiume. Alcune adesso sono collegate anche da una strada, utilizzabile però prevalentemente nella stagione secca. Ci sono comunità indigene Awa, al confine con la Colombia, estremamente isolate,  ci vogliono ore e ore di canoa e di cammino nella selva per raggiungerle.

  1. Sta migliorando il quadro sanitario della popolazione?

Questo lavoro con le comunità di difficile accesso  geografico e culturale, in quasi 40 anni ha permesso, anche grazie a una progressiva integrazione dei promotori della salute e delle comunità nel sistema sanitario locale, il controllo e l'eliminazione, oltre che dell’oncocercosi, (la cecità provocata da un insetto, ndr), di altri problemi tropicali ”dimenticati” come il pian e la malaria, così come il controllo di altri problemi cronici e di lunga durata che producono  mortalità evitabile come l’ ipertensione, il diabete, la malnutrizione infantile,  la tubercolosi. Ultimamente sono al centro dell’intervento i problemi della gravidanza e del parto, le neoplasie femminili  e la malattia di Chagas. Purtroppo últimamente anche per i medici e gli operatori sanitari lavorare a Esmeraldas non è facile.

  1. Perché?

Stiamo vivendo una brutta situazione sociale, esplosa nell’ultimo anno. Esmeraldas è terra di frontiera, ed è sempre stata zona di passaggio della droga che esce dalla Colombia per arrivare ai porti sul Pacifico  e dà li partire per il mondo intero. Traffici giganteschi! La frontiera con la Colombia è inesistente, un fiumiciattolo facilmente valicabile. Era controllata prima dalle FARC, la guerriglia colombiana, poi dai dissidenti delle FARC che collaboravano con il narcotraffico. Questa era la situazione, che tutti conoscevano ma che non aveva un grosso impatto sulla popolazione.  Qualche anno fa sono arrivati due cartelli del narcotraffico messicano, quello di Sinaloa e di Jalisco, scombinando le carte e la situazione è esplosa.

  1. Con quali conseguenze?

Non solo passaggio di droga, ma anche spaccio e bande che si contendono il territorio, che si radicano usando il metodo mafioso del pizzo. Quindi minacce a chi ha attività commerciali e imprenditoriali o pressioni a personalità che ricoprono ruoli istituzionali. Se non paghi, le conseguenze sono drammatiche:  mettono bombe, minacciano di rapire familiari, uccidono senza scrupoli. Mai vista una situazione così degenerata in più 40 anni che sono ad Esmeraldas. Quasi ogni notte in città si sentono sparatorie, ogni giorno vengono uccise una o due persone. Ci sono quartieri in mano a queste bande organizzate che mantengono la popolazione nel panico. E questo è solo quello che si conosce. Quello che non si conosce pubblicamente è molto peggio. C’è la fuga di commercianti e imprenditori dalla città, alle 18 le attività in questi quartieri chiudono e tutti  si ritirano in casa. Senza dire che ad Esmeraldas, come in altre città dell’Ecuador, dalle 21 alle 5 periodicamente entra in vigore il coprifuoco imposto temporaneamente dal governo per tentare di arginare la violenza. Ma le uccisioni avvengono anche in pieno giorno davanti a tutti. Ripeto, mai vista una situazione del genere ad Esmeraldas. E purtroppo il problema non riguarda  solo Esmeraldas ma tutte le province della costa, in particolare il Guayas con Guayaquil e alcune province della sierra.

  1. Diventa quindi sempre più difficile svolgere anche il lavoro sanitario.

Il gerente dell’ospedale di Esmeraldas è stato ucciso, così pure l’amministratore. Molti medici hanno rinunciato all’incarico e se ne sono andati, sopratutto gli specialisti che venivano da altre parti del pase. La dirigente sanitaria del distretto di Borbon, una nostra grande collaboratrice e bravissima persona, ha dovuto lasciare l’incarico e se n’è andata. Nel distretto di S.Lorenzo ci sono comunità indigene lungo il confine, nella zona controllata dal narcotraffico,  dove si può andare solo con l’esercito, perchè il Ministero della Sanità ha deciso di non inviare il personale sanitario senza la protezione delle forze armate. L’assistenza alla popolazione è garantita solamente dai promotori di salute con i quali ci si riunisce periodicamente per analizzare i casi clinici e definire il da farsi. In altre comunità l’equipe medica può andare, ma solo in giornata,  rientrando in sede prima di sera. Si cerca in questo modo di garantire un mínimo di assitenza ma a lungo andare questa situazione avrà importanti ricadute sanitarie.

  1. C’è qualcuno che denuncia?

Il governo fa quello che può, in un contesto di estrema fragilità istituzionale. La provincia è militarizzata per cercare di controllare la situazione di violenza, traffico di droga e di armi  Si moltiplicano gli arresti ma….la situazione per il momento non cambia. La chiesa cattolica è una voce molto importante. I vescovi di Esmeraldas (il vescovo uscente, Mons. Eugenio Arellano e quello attuale,  Monsignor Antonio Crameri)  hanno denunciato e continuano a denunciare con coraggio, senza mezze misure la situazione, e a  richiedere al governo di dichiarare l’emergenza umanitaria in difesa della popolazione. 

Paolo Annechini

 

 

©2023 CMD VERONA. All Rights Reserved. Centro Missionario Diocesano di Verona
Via Duomo,18/A - 37121 Verona
Tel. 045/8033519 - Fax 045/8031171 - P.iva: 00953700234
+39 0458033519 - cmdverona@cmdverona.it - LUN > VEN 09:00 - 12:30

Designed By PROJEKTA s.a.s. Servizi per la comunicazione

Search