- Don Felice cosa sta succedendo In Brasile?
Beh, intanto le cose positive: la prima, con il cambio di governo Bolsonaro- Lula è decisamente cambiato il clima politico. Bolsonaro come si sa aveva cercato di tagliare tutti gli aiuti sociali privilegiando le classi ricche, i potenti, i latifondi. E la povertà, in questi ultimi 5 anni è aumentata. In Brasile oggi si parla di 30 milioni di persone alla fame e 70 che soffrono insufficienza alimentare, non sanno se domani potranno mangiare e cosa si potranno permettere nel piatto.
- Questo è evidente anche nella sua realtà di parrocchia?
Per noi nel nord est, da sempre la regione più povera del Brasile, questo è evidentissimo. Non c’è lavoro, i giovani emigrano, stiamo seguendo decine di famiglie con aiuti che vanno ad integrare la bolsa familia governativa che riesce a soddisfare solo in piccola parte le esigenze. Ci sono famiglie che non possono più permettersi il gas per cucinare, e sono tornati a cucinare con la legna.
Il governo sta riprendendo i programmi di aiuto per la scuola, la salute, ha ristabilito le farmacie comunitarie, quelle che danno i medicinali alle classi meno abbienti. La grande sfida è la resistenza delle classi abbienti, che dicono che sono soldi buttati al vento.
- Il Brasile è spaccato…
Si, il Brasile è spaccato, ed è 50 e 50, non 80-20. Lula ha vinto per poco, le idee di Bolsonaro hanno grandissimo seguito. Stiamo soffrendo una grande divisione, si parla di cultura della contrapposizione che è stata creata e alimentata dai mezzi di comunicazione. Una cultura che vede l’altro come il pericolo. L’altro, il diverso, il nemico da abbattere è il povero, è la cultura differente, è l’afrodiscente, l’indigeno, il gay. Il giusto, nella logica di Bolsonaro, è chi sta bene, ha un alto reddito, è bianco, ha una famiglia regolare (sulla carta!), è cristiano. Il diverso è definito comunista, che vuole distruggere la famiglia, la patria, la cristianità, è favorevole all’aborto, alle teorie gender. Queste contrapposizioni create ed alimentate ad arte con valanghe di fake news arrivano anche nelle comunità: c’è chi è aperto a papa Francesco, alla sua chiesa in uscita che accoglie tutti, e chi- appoggiando le idee di Bolsonaro, lo vede come fumo negli occhi.
- Com’è fare il parroco tra queste tensioni?
Credo che oggi è chiesto a noi preti di essere uomini di dialogo. Occorre la capacità di aiutare la gente, di sedersi insieme ed ascoltarsi, riconoscere che tutti abbiamo lo Spirito Santo in forza del battesimo non in forza delle nostre idee, posizioni economiche, orientamento sessuale. E metterci a servizio. Dobbiamo sederci al tavolo di Gesù, dobbiamo essere servitori dell’umanità superando l’idea di dover difendere posizioni. Non è facile ma è un lavoro interessante.
- Nel frattempo i cristiani pentecostali si mangiano i cristiani cattolici…
La proposta delle nuove chiese pentecostali indubbiamente attrae, anche se non più come in passato. In Brasile c’è ancora molto il senso religioso, ma attrae la vita consumistica, il vivere bene e pensare per se stessi, difendendo possibilità e vantaggi acquisiti. La proposta delle nuove chiese pentecostali si inserisce bene in questa società neoliberale che dice che la cosa importante è il successo, consumare, avere tante cose, benessere, privilegi, soldi. Per le nuove chiese pentecosali è il buon dio che ti da vita buona, buon lavoro, ottimo stipendio, famiglia perfetta, salute se tu contribuisci con le offerte (denaro) alla chiesa. Il dio di questi pentecostali non è un dio che ha un progetto di fraternità, di solidarietà e quindi che impegna la tua vita, i tuoi doni a servizio degli altri. No no, è un dio che soddisfa le tue necessità ed perfetto per la vita neoliberale. E’ un dio che ti premia o ti punisce, è il dio dei privilegi e dei privilegiati. Non è il nostro dio, ovviamente.
- In tutto questo i giovani?
In tutto questo mondo individualista aumentano solitudini, povertà, rabbia che si trasforma in violenza. Mai come oggi il Brasile è stato così violento. Per tre giorni Natal, la capitale del Rio Grande del Nord, città turistica per eccellenza, mare splendido, è stata messa a soqquadro da bande armate giovanili che sembravano inarrestabili. Cresce la violenza nelle strade, nelle scuole. Oggi in brasile c’è un clima generalizzato di insicurezza.
- Don Felice: ha superato i 75 anni, molti dei quali passati in missione. Chi è il missionario oggi?
Bella domanda! Il missionario è colui che sta in mezzo alla gente per accompagnarla. Non servono molte cose o aiuti materiali, serve gente che sta con la gente per dire che sono possibili modi nuovi di essere chiesa. E dirlo alla chiesa universale. E’ possibile pensare ad una chiesa che non sia centrata sul tempio e sulle liturgie, una chiesa spoglia e povera, fatta di piccole comunità, di relazioni e non di eventi, fatta di ministeri in forza del battesimo, fatta di laici. E’ questa la chiesa che io conosco e pratico del Brasile. Su questa linea -pur con fatiche, piccoli tradimenti, anche non poche sconfitte- credo che possa dare molto alla chiesa universale.
Paolo Annechini