Tra i film proposti nella prima sessione del festival di cinema africano, o meglio di Cinelà come dobbiamo abituarci a definirlo (… un po’ di pazienza per chi è abituato da più di 30 anni a pensare a questo evento come festival di cinema africano) sicuramente NEIGHBOURS ha, per me, un posto privilegiato nel mio cuore. “Perché?” – mi sono chiesta…
Innanzitutto per il protagonista, Sero, un bimbo di sei anni che interpreta magistralmente la freschezza, la spontaneità, la trasparenza, l’innocenza, la profondità che solo i bimbi sanno vivere ancora al riparo da contaminazioni e compromessi. Il suo sguardo penetrante, i suoi occhioni neri che guardano al cielo verso quella luce, tanto desiderata anche nelle case, catturano lo spettatore e lo accompagnano fino ad immergerlo nelle profonde riflessioni che il regista propone.
Sero ci accompagna a scoprire la naturalezza della convivenza, in rapporti di ottimo vicinato, tra famiglie curde ed ebree. Le rispettive peculiarità sono vissute come differenze che arricchiscono la normale quotidianità e non come ostacoli da rimuovere: nessuno sente il bisogno di mettere in discussione usi e costumi consolidati.
Sero ci fa indignare difronte al tentativo, sapientemente fronteggiato dai bimbi e dalle bimbe della scuola, di indottrinamento da parte del maestro, inviato da Damasco, per creare una società in cui si parli solo l’arabo, si veneri Assad e si detestino gli ebrei … il tutto in netto contrasto con la pacifica convivenza di Sero e la sua famiglia con i vicini ebrei. Il maestro chiede insistentemente come poter combattere gli ebrei e la piccola scolaresca risponde spontaneamente “a guardie e ladri”. E con altrettanta innocenza interpreta i termini “sionismo e imperialismo” (più e più volte ripetuti dal maestro) come “creature fantastiche”.
E siamo tutti e tutte con Sero quando si ribella al bieco maschilismo dello zio in difesa della zia: viene spontaneo un gesto di approvazione quando spinge lo zio a terra per dimostrargli il suo disappunto. Anche la zia, verso la fine del film, all’ennesimo “Sawda” gridato con tono minaccioso dal marito, pone le condizioni per aiutarlo a liberarsi dalla corda del pozzo che lo teneva a testa in giù (ottima immagine che suggerisce l’importanza di saper osservare quanto ci circonda da un’altra prospettiva).
E quanto amore ci trasmette quando ricorda, con struggente nostalgia, la mamma morta per una pallottola sparata “involontariamente” da un soldato che sorveglia la frontiera… soldati che si “arrabbiano” molto, dice lo zio “buono” di Sero, quando vedono volare in cielo i palloncini con i colori della bandiera curda.
Sero ci fa toccare con mano il dramma delle famiglie divise dalla linea di confine “custodita” da militari prevaricatori e violenti che impongono di parlare in una lingua che i parenti non possono capire fino a far interrompere il colloquio (di soli 15 minuti) atteso da settimane.
Molti altri gli spunti di riflessione e osservazione di una realtà complessa (e non solo quella in cui vive Sero) attraverso lo sguardo di un bambino che coltiva piccoli sogni (come poter guardare i cartoni alla televisione) ma capace di grandi gesti che sanno far riflettere …
La rassegna, collocata all’interno della Settimana Internazionale di Azione contro il Razzismo, è stata una straordinaria opportunità per tenere viva l’attenzione su questi aspetti che spesso rendono fragile il tessuto sociale delle nostre comunità, dando adito a comportamenti che creano tensioni e lacerazioni nella vita delle persone.
Le narrazioni dei film unite agli sviluppi degli esperti presenti a ciascuna proiezione hanno allargato gli orizzonti delle conoscenze, utili e necessarie per la comprensione dei fenomeni sociali, culturali, militari e geopolitici che sono alla base dei fenomeni che tanto portano scompiglio nelle nostre società.
Credo che questo sia uno spazio di dialogo, di confronto e di conoscenza che aiuterebbe ciascuno di noi ad avere una visione più critica sul mondo, sul nostro Paese e su noi stessi e tutto questo … grazie al cinema. E allora tanta strada a Cinelà che, con questo primo appuntamento, inaugura il nuovo format e che continua a proiettare il nostro sguardo oltre, oltre le apparenze per approdare all’essenza, alla dignità dell’umanità, … per continuare a restare umani, nel pieno rispetto di ogni uomo, ogni donna, ogni bambino e bambina a qualsiasi latitudine si trovino.
Teresa Campedelli
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