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la mia esperienza in RD Congo

p. Gianni Brentegani, saveriano, da 30 anni è missionario in RD Congo. Attualmente si trova in Italia per accudire i genitori anziani. E’ collaboratore nella parrocchia di Rivoltella. Ecco una sua testimonianza.

 

Venire dall’Europa e vivere in Africa per molto tempo mi ha permesso di constatare come il nostro mondo sia male organizzato e con Papa Francesco poter dire, senza colpevolizzare nessuno: “questo modo di organizzare il mondo uccide; questo modo di organizzare l’economia uccide”. Forse molti di voi non sanno di avere un pezzo di Congo in tasca o nella borsa: si trova  nei telefoni! Il materiale che permette la produzione di questi aggeggi viene al 60% dalla Repubblica Democratica del Congo, lo chiamano con nomi diversi: cobalto, coltan, colombo-tantalio, oro blu... E’ la materia prima essenziale alla tecnologia del nostro tempo (telefonini, tablet, computer, ma anche macchine elettriche, congegni da guerra, elementi aereospaziali). Il paese è  ricco anche di oro, diamanti, rame, foreste, acqua dolce...eppure ospita una delle popolazioni più povere della terra. Il Rapporto delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano dice che più del 77% della popolazione congolese, che è di  circa 80 milioni di abitanti, vive con meno di 2 dollari al giorno; dunque più di 65 milioni di persone! E’ un popolo povero che non ha il necessario per vivere. Metà della popolazione ha meno di 17 anni e  la speranza di vita è di soli 59 anni. Il 10 % dei bambini non arriva ai 5 anni di età: muore prima a causa di malattie curabilissime. Il 95% della popolazione attiva svolge lavori di natura informale,  è dunque un popolo creativo che sa sbrogliarsela. Solo la metà dei bambini finisce la scuola elementare. Alla base di questo stato più che la democrazia c’è la demolizione della dignità umana, con l’arricchimento vergognoso di pochi nel paese; arricchimento che si fa senza nessun scrupolo, a colpi di corruzione da parte delle multinazionali che saccheggiano il paese con la complicità delle autorità che svendono le ricchezze del paese senza nessuna ricaduta per il bene della popolazione.

In questa situazione la sola istituzione che alza ancora la testa per dire come vanno le cose, per difendere i diritti umani, denunciare le ingiustizie e salvaguardare la dignità delle persone, con l’annuncio del Vangelo è la Chiesa Cattolica. Quando il Vangelo è accolto e testimoniato cambia la vita delle persone: cambia la mentalità, fa nascere energie nuove, creative che reagiscono all’ingiustizia, alla povertà, al fatalismo. Ho conosciuto persone che grazie al Vangelo sono diventate capaci di nominare il male e di prendere posizione per combatterlo. Ho conosciuto persone che dopo aver accolto il Vangelo hanno saputo prendere le loro responsabilità facendo scelte coraggiose e prendendo decisioni che andavano contro la mentalità dominante e fatalista. Davvero il Vangelo aiuta a mantenere i piedi per terra.

L’annuncio del Vangelo svela anche quella religiosità che presenta da una parte un Dio che castiga con malattie, catastrofi e morti; e dall’altra un Dio cha da prosperità nella misura in cui si dona; per cui più dai, più riceverai. Con l’illusione della prosperità, molti si impoveriscono ancora di più. Anche qui ho conosciuto cristiani che hanno saputo smascherare pratiche simili, sfidando la minaccia di essere maledetti proprio da coloro che parlano di Dio.

Ho conosciuto catechisti che hanno avuto il coraggio di denunciare ingiustizie fatte da chi dovrebbe proteggere la gente. Ho persino assistito al coraggio di persone cha hanno saputo disarmare soldati armati che stavano rubando, impedendo poi che questi soldati fossero travolti ed uccisi dalla rabbia della gente, invocando il quinto comandamento! E’ proprio vero: là dove arriva la forza del Vangelo, il male fa un passo indietro e senza Vangelo saremmo molto di più in balia del male, del maligno e della morte!

Come missionario ho condiviso la vita dura di questa gente, ho provato con la gente l’angoscia della guerra, guerre create al solo scopo di predare il paese delle sue ricchezze. Ho sentito su di me la stessa prepotenza che i militari usavano verso la gente, con loro ho avuto paura di morire. Ho condiviso le loro umiliazioni e l’incapacità di dare una risposta a situazioni che ci superavano provando la debolezza e la vulnerabilità di chi non vale nulla e di chi non ha nulla da dire perché non ha più nessun diritto. Ho imparato dai cristiani a non rimanere incollato alla paura una volta passata e curare lo stress e lo shock riprendendo a sorridere, a gioire, a fare festa, a ringraziare il Signore per aver salva la vita, per il pericolo scampato, per la calma ritrovata, senza piangersi troppo addosso e persino a perdonare le umiliazioni subite.

La vicinanza alla gente nei momenti più difficili, la partecipazione alla loro sofferenza, la solidarietà al prezzo della vita, mi hanno fatto capire ciò che San Paolo dice: “Quando sono debole è allora che sono forte”. Perché in quel momento è il Vangelo che risplende, che si manifesta, che si esprime, che parla e non più le nostre capacità, le nostre forze, i nostri mezzi! Nel momento della debolezza e della fragilità poi risplende l’amore più grande che è quello di dare la vita, come dice San Giovanni: ”Non c’è amore più grande di quello che da la vita per i suoi amici”! Questa comprensione del Vangelo è diventata più chiara anche per me che, partito per evangelizzare, mi sono ritrovato evangelizzato!

  1. Gianni Brentegani

missionario saveriano in R.D. Congo

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